Acquario Stardust

Acquario Stardust
Il nuovo progetto musicale di Shiva Narquois

Il sale della terra


Sono un fabbricante d'arte.

La musica è venuta per prima: poi fu la volta del disegno. Infine vennero le poesie.

L'estetica è l'atto della creazione. Tramite essa può esprimersi la volontà di potenza: il desiderio di infinito, o come un mio grande amico la definì un giorno, il desiderio infinito di cose finite.

La volontà di potenza vive dentro l'uomo: alberga dentro di lui in vari livelli che si intersecano. E' una forza creatricedistruttrice, ragione per cui spesso è bene tenerla a freno, ma a volte è indispensabile sfogarne l'ira, abbandonarsi a lei, lasciare che ci sconquassi nel modo giusto.

Personalmente credo che tutte le persone del mondo siano affette da egocentrismo. Quando parlo di egocentrismo intendo il termine alla lettera, ovvero porre il proprio io al centro del mondo. Noi abbiamo bisogno di questo: noi tutti. Se la volontà non va sfogata si rischia l'implosione.

Ai miei occhi, quindi, ogni essere è una singolarità, e possiede una porzione di bellezza unica. Un piccolo e meraviglioso pezzo del puzzle cosmico, di cui fanno parte le foglie degli alberi e la schiuma del mare. Le corolle dei fiori come le ali dei gabbiani. Il carbonio dei diamanti. E le donne. Ah, le donne.

Quando ero infante mi divertivo ad attrarre l'attenzione su di me, sui miei gesti. Adesso che possiedo la lucidità dei miei 25anni posso ben dire che i bimbi sono dei mostri di sincerità ed egocentrismo. Dunque ero un bimbo vivace ed incuriosito da tutto. La meraviglia come motore gnoseologico (buon vecchio Aristotele..). Ma giunto nella fase adolescenziale qualcosa mi era venuta meno: la spontaneità del sorriso. Il menefreghismo nel comportarmi come volevo quando volevo. Ero cresciuto sotto il cielo di una Torino velata di grigio, quando nelle mie vene scorreva l'acquamarina della Sicilia Tirrenica e delle Isole Eolie, il marmo dei coloni greci, i fichidindia colorati di giallo e rosso con tutte quelle spine piccole piccole che ti pizzicano le mani se li sbucci.

Già avevo perso il mio egocentrismo: mi aveva abbandonato quando la mia voce bianca aveva lasciato il passo alla raucedine e sul mento peli ispidi cominciavano a sbocciare dalla pelle.

Ma la ghigliottina mi colpì quando abbandonai la mia Torino putativa per tornare alle radici. Avevo 14 anni. Persi tutti gli amici e la ragazza. Con loro anche la stima di me e la fiducia nel mondo vennero meno. Addio, addio per sempre egocentrismo.

Cinque anni di fronte alle isole nere di Vulcano e Salina. A volte anche Lipari mi strizzava l'occhio cercando di tirarmi su il morale. Uno straccio di uomo: mi sentivo sul serio come un albatros gigante e goffo sulla terra, e davvero per giuda non riuscivo a camminare, proprio come avevo letto su Baudelaire. La mia diversità rispetto agli altri mi faceva pensare, ma spesso il pensiero finiva in vergogna. Continuavo a cercare il divino nel fondo del bicchiere e il perchè sulla sella di un booster color canarino, probabilmente rubato e poi riverniciato affinchè non fosse riconosciuto dal vecchio padrone.

Ma nonostante la sensazione che avevo, come di sentirmi una futilità cosmica nata per caso e vivente per una specie di inerzia biologica, la volontà di potenza era quiesciente. Quella stessa volontà che da piccolo mi divertiva quando facevo il deficiente tra le ragazzine nell'ora di catechismo per farmi notare: questa forza non era scomparsa, ma anzi si era ingigantita e restava lì, nello stomaco, compressa e mai sfogata.

Quando già credevo di impazzire del tutto accadde l'inevitabile: quando ero giunto a spiare l'altezza dei palazzi per scegliere il più adatto ai miei fini, qui, a questo benedetto punto arrivò la chitarra classica, compratami da mia mamma per un centinaiodimila lire dopo qualche supplica.

Da lì si attivò la spirale virtuosa: dalla chitarra alla musica, dalla mia diversità alla ricerca della singolarità: il disprezzo per il normale e lo standard, l'emozione per i colori del tramonto e dell'alba, le esperienze super-sensoriali. La fiducia in me, il sospetto che qualcosa esistesse, che l'essere umano non fosse solo casualità spermatica. E poi la dolcezza delle note, le variazioni di colore e la sensazione mozzafiato di partorire una canzone: sensazione che mi toglie il fiato ancora oggi e mi fa sentire come una specie di mamma ermafrodita e spirituale, affettuosa e pretenziosa fino alla morte verso i suoi piccoli figli, che ogni volta in cui li guarda si sente piena di orgoglio e un sacco fortunata.

Scoprì poi il disegno, che altro non è che la rappresentazione della realtà filtrata dalla nostra personalità, e poi la poesia, la più intimista egocentrica e incomprensibile forma d'arte.

Lasciai la Sicilia, pronto per conquistare il mondo. Ma sentivo di dover ritornare a Torino, qualcosa avevo lasciato, qualcosa. Il vecchio me, e un pezzetto di cuore.

Qui la musica divenne amante fissa. Conobbi Davide Casu Esperienza: con lui abbiamo condiviso la crescita artistica non come allievo-maestro, ma come due allievi autodidatti che continuamente apprendono da soli, scoprendo ed emozionandosi allo stesso tempo, come se fosse tutto meraviglioso, come se fosse la prima volta. Dopo aver riversato sopra una donna (che credevo fosse la mia unica, ma in realtà non lo era affatto) il bottiglione d'amore accumulato in 5anni, fui pronto per la nascita di "esthesis": esperienza artistica totalizzante, che poggiava sul legame di corde tra me e Davide.

Priorità assoluta alla musica: perchè è più meravigliosa dello cibo, più appagante di qualsiasi lavoro. Più illusiva di qualsiasi illusione, persino di quella di Dio.

Ed ora, dopo un soggiorno nella Spagna castillana mi appresto a vivere nella città triste e bellissima in cui sono nato. Spero di viaggiare il più presto possibile, di vedere e di scoprire. Perchè mi sembra già di per sè una bastardata il fatto che siamo nati così piccoli e con così poca vita in un mondo di miliardi di volte più grosso di noi.

La priorità ancora oggi resta quella: la musica, poichè il pentagramma e le casse dello stereo sono i modi più adatti a vomitare la mia volontà di potenza.

Ricerco il sale della terra: quello che si sente sulla pelle dopo aver nuotato o quando si fa una passeggiata sulla spiaggia in inverno.

La mia volontà di potenza necessita di quel sale: bianco e cristallino, che sta alla base della bellezza di tulle le cose, quasi fosse il nucleo dell'atomo che gli scienziati tanto cercano e mai trovano. L'alchimia chimica tra gli esseri-pezzettinidelpuzzle, ognuno specifico, unico e singolare,
ma che perfettamente si incastra agli altri.

La mia singolarità sta nel creare musica, immagini, melodie, disegni e versi.

Fin quando sarò convinto di questo resterò un umile fabbricante d'arte.

1 commento:

Davide Casu ha detto...

Ciao picio, che bello leggere il tuo blog, vedere che le energie sono sempre tante, che siamo cresciuti assieme ed assieme stiamo nonostante le gambe sciupate e distanze che non cedono alla stucchevole ironia di chi dice: passa il tempo, passano i metri e voi soffrite, annaspate a volte trangugiando tra gli scarichi di battelli di vita, nei mari che vi vogliono morti, e terminano cosí: é l'equilibrio cosmico.
ma noi anchilosiamo i metri, noi sciupiamo le leghe, esse a noi cedono la propria volontá prostrate alla nostra arte.
ebbene sí, quante esperienze Fa, i nostri concerti erano alchimia di elementi incatalogabili, le nostre fumate sotto un incognita torino non cessano di puntare i propri missili sul mio addome che si arrastra sul viale degli anni e singhiozza.
non é birra, non é vino, é come tu ben dici: la inevitabile legge che che ci tortura nel giogo di una questione: il mondo é meraviglioso perché siamo uomini, o lo é in ogni caso?
Dalla castilla dove abbiamo compartito esperienze di incessabile forza e ardore, ti mando gli auguri per te, per la tua attivitá e per il tuo blog, che possano visitarlo in molti.
un abbraccio amico mio.
Davide Casu Esperienza.