
Fin dai primi anni di vita in cui ho iniziato ad avere coscienza del mio esistere mi sono interrogato sul perchè delle cose. Da piccoli a noi europei di tradizione latina insegnano il cristianesimo: filosofia di vita oltre che religione, che spiega la creazione del mondo e la finalità della vita umana. Devo ammettere che nei momenti in cui tutto mi sembrava nero mi sentivo vulnerabile, e cercavo in me e nel mondo le risposte universali. Quando mi trasferii in Sicilia ero abbastanza ferito, e iniziati a indagare su ciò che mi era stato detto.
Il risultato fu che anche se pensavo di essere credente in realtà ero un'altra cosa. Ero ateo. Non credevo in niente, neppure nella casualità assoluta. Pensavo che il mondo fosse solo retto da una forza inerziale, di natura biologica, finalizzata alla sopravvivenza. Oggi mi accorgo che quella era una parte della verità; in fondo mi mancava il resto.
Dei messaggi che mi aveva la tradizione salvai solo la figura di Cristo. Personalmente credo sia stato un grande uomo, filantropo rivoluzionario che predicava con la purezza di Socrate pensieri spinoziani. Che aveva speranza e fede da vendere: che poteva essere il migliore tra gli uomini, ma sicuramente non una sorta di semidio in ipostasi col principio cosmico. Il resto di ciò che mi era stato detto (il dio con la barba che interviene nelle faccende dell'uomo, gli angioletti asessuati, il peccato nella donna e la creazione) lo lessi consapevolmente con la lente della verità storica, poi lo buttai nel cestino.
Stavo bene con il mio ateismo, immerso nel flusso delle cose e pronto a schiattare in qualsiasi istante per un vaso in testa o una stupida congestione.
Però qualcosa non mi quadrava, mi insospettiva. A volte la mattina uscendo dal collegio per andare verso la mesta università di Palazzo Nuovo buttavo uno sguardo fugace verso la Gran Madre, proprio al di là del fiume. E vedevo che tutto era al posto giusto, tutto era perfetto e inevitabile, proprio come in una cartolina. Capitava di rado, ma comunque troppo spesso per non farmi pensare. E quando capitava.. quando capitava che l'aria era così limpida che si poteva bere e l'azzurro del cielo mi rendeva quasi cieco e le farfalle-e-il-ponte-e-le-bancarelle si univano, mi si stringeva il cuore. Si spremeva come una arancia, sotto il peso di una bellezza così leggera e coinvolgente. E in quel momento mi fermavo e godevo di tutte le cose, cercando lo sguardo di partecipazione delle altre persone: ma la signora dei giornali si fumava tranquilla la sigaretta, il macellaio continuava fischiettando a scopare per terra. Nessuno oltre me lo capiva: nessuno rimaneva paralizzato davanti ad uno spettacolo cosmico del genere.
La sensazione di essere risucchiato in qualcosa di così bello la riprovai anche altrove: in spiaggia d'estate, quando di notte vado con i miei amici a guardare le stelle. Durante alcune albe giunte al limite della notte, quando sei più fragile e ricettivo.
Quasi tutte le credenze religiose del mondo spiegano la vita a partire da due principi contrapposti: bene e male, bianco e nero. Nella mia testa ho scavato tutti i giorni per capire se questo ha un fondo di vero. In realtà credo che il dualismo non esiste. O meglio, esiste in quanto lo percepiamo, ma è un'illusione. E' un'illusione dei sensi e del pensiero, una fallacità dell'essere umano. Non esiste la luce e il buio: esiste il concetto unico di luce! E' la luce che, degradandosi, forma il buio, ovvero "assenza di luce". La morte non è una cosa staccata dalla vita, un'entità a sè con essenza propria: è semplicemente il deteriorarsi della vita fino a un punto-zero. Sono i nostri sensi ed il nostro cervello che percepiscono le cose in modo duale; ma l'essere è unico.
Dopo aver capito questo, ho proiettato la verità di base dell'unicità delle cose su una scala più grande: gli avvenimenti che ci capitano. Conosco una ragazza e mi sposo. Destino o casualità? Doveva essere lei? Poteva essere un altra? Nè chi la vede come un evento fortuito nè chi dice che "era scritto" può avere torto. Semplicemente, è tutti e due. E' il nostro vizio di merda - così umano - che ci fa percepire la dualità, facendoci vedere le cose in due modi opposti, per fine o per causa. Infatti il mondo è mosso equamente da una e dall'altra forza che, come ho già detto sono percezioni nostre, mentre in realtà il flusso è uno solo. Causalità e Necessità sono la stessa cosa, semplicemente due gusti dello stesso biscotto, che operano miscelandosi in diverse dosi. Ma il biscotto è solo uno, solo uno caz! Sensi e pensiero non sono così perfetti da mostrarci la singolarità del biscotto miscelata e sfumata al suo interno, ma ce lo fanno vedere come due gusti separati.
Per me il mondo e' un biscotto: un Dolce Incastro al di là dei nostri occhi, velato, nascosto quasi sempre e di cui molti non si accorgono. Ma a volte è visibile. Solo chi indaga, solo chi si apre e ne crede possibile l'esistenza riesce a sgamarlo. Come per i fantasmi. Io ho visto il Dolce Incastro, e a volte continuo a vederlo. Come se aspettasse certe condizioni atmosferiche o psicologiche per mostrarsi. Come se richiedesse una percentuale di partecipazione attiva da parte di chi osserva, quasi fosse un placebo.
E si ritorna a me che attraverso via Po andando verso Palazzo Nuovo, spiando con gli occhi la Gran Madre. E tutto è perfetto, inevitabile, squisitamente casuale e causale, arbitrario e libero di essere come deve. Il Dolce Incastro che per qualche attimo si mostra a me.. e le Sue vibrazioni sono così in sintonia con le mie che tra poco piango, urlo di piacere per l'amplesso che mi squarcia le ossa.
Il risultato fu che anche se pensavo di essere credente in realtà ero un'altra cosa. Ero ateo. Non credevo in niente, neppure nella casualità assoluta. Pensavo che il mondo fosse solo retto da una forza inerziale, di natura biologica, finalizzata alla sopravvivenza. Oggi mi accorgo che quella era una parte della verità; in fondo mi mancava il resto.
Dei messaggi che mi aveva la tradizione salvai solo la figura di Cristo. Personalmente credo sia stato un grande uomo, filantropo rivoluzionario che predicava con la purezza di Socrate pensieri spinoziani. Che aveva speranza e fede da vendere: che poteva essere il migliore tra gli uomini, ma sicuramente non una sorta di semidio in ipostasi col principio cosmico. Il resto di ciò che mi era stato detto (il dio con la barba che interviene nelle faccende dell'uomo, gli angioletti asessuati, il peccato nella donna e la creazione) lo lessi consapevolmente con la lente della verità storica, poi lo buttai nel cestino.
Stavo bene con il mio ateismo, immerso nel flusso delle cose e pronto a schiattare in qualsiasi istante per un vaso in testa o una stupida congestione.
Però qualcosa non mi quadrava, mi insospettiva. A volte la mattina uscendo dal collegio per andare verso la mesta università di Palazzo Nuovo buttavo uno sguardo fugace verso la Gran Madre, proprio al di là del fiume. E vedevo che tutto era al posto giusto, tutto era perfetto e inevitabile, proprio come in una cartolina. Capitava di rado, ma comunque troppo spesso per non farmi pensare. E quando capitava.. quando capitava che l'aria era così limpida che si poteva bere e l'azzurro del cielo mi rendeva quasi cieco e le farfalle-e-il-ponte-e-le-bancarelle si univano, mi si stringeva il cuore. Si spremeva come una arancia, sotto il peso di una bellezza così leggera e coinvolgente. E in quel momento mi fermavo e godevo di tutte le cose, cercando lo sguardo di partecipazione delle altre persone: ma la signora dei giornali si fumava tranquilla la sigaretta, il macellaio continuava fischiettando a scopare per terra. Nessuno oltre me lo capiva: nessuno rimaneva paralizzato davanti ad uno spettacolo cosmico del genere.
La sensazione di essere risucchiato in qualcosa di così bello la riprovai anche altrove: in spiaggia d'estate, quando di notte vado con i miei amici a guardare le stelle. Durante alcune albe giunte al limite della notte, quando sei più fragile e ricettivo.
Quasi tutte le credenze religiose del mondo spiegano la vita a partire da due principi contrapposti: bene e male, bianco e nero. Nella mia testa ho scavato tutti i giorni per capire se questo ha un fondo di vero. In realtà credo che il dualismo non esiste. O meglio, esiste in quanto lo percepiamo, ma è un'illusione. E' un'illusione dei sensi e del pensiero, una fallacità dell'essere umano. Non esiste la luce e il buio: esiste il concetto unico di luce! E' la luce che, degradandosi, forma il buio, ovvero "assenza di luce". La morte non è una cosa staccata dalla vita, un'entità a sè con essenza propria: è semplicemente il deteriorarsi della vita fino a un punto-zero. Sono i nostri sensi ed il nostro cervello che percepiscono le cose in modo duale; ma l'essere è unico.
Dopo aver capito questo, ho proiettato la verità di base dell'unicità delle cose su una scala più grande: gli avvenimenti che ci capitano. Conosco una ragazza e mi sposo. Destino o casualità? Doveva essere lei? Poteva essere un altra? Nè chi la vede come un evento fortuito nè chi dice che "era scritto" può avere torto. Semplicemente, è tutti e due. E' il nostro vizio di merda - così umano - che ci fa percepire la dualità, facendoci vedere le cose in due modi opposti, per fine o per causa. Infatti il mondo è mosso equamente da una e dall'altra forza che, come ho già detto sono percezioni nostre, mentre in realtà il flusso è uno solo. Causalità e Necessità sono la stessa cosa, semplicemente due gusti dello stesso biscotto, che operano miscelandosi in diverse dosi. Ma il biscotto è solo uno, solo uno caz! Sensi e pensiero non sono così perfetti da mostrarci la singolarità del biscotto miscelata e sfumata al suo interno, ma ce lo fanno vedere come due gusti separati.
Per me il mondo e' un biscotto: un Dolce Incastro al di là dei nostri occhi, velato, nascosto quasi sempre e di cui molti non si accorgono. Ma a volte è visibile. Solo chi indaga, solo chi si apre e ne crede possibile l'esistenza riesce a sgamarlo. Come per i fantasmi. Io ho visto il Dolce Incastro, e a volte continuo a vederlo. Come se aspettasse certe condizioni atmosferiche o psicologiche per mostrarsi. Come se richiedesse una percentuale di partecipazione attiva da parte di chi osserva, quasi fosse un placebo.
E si ritorna a me che attraverso via Po andando verso Palazzo Nuovo, spiando con gli occhi la Gran Madre. E tutto è perfetto, inevitabile, squisitamente casuale e causale, arbitrario e libero di essere come deve. Il Dolce Incastro che per qualche attimo si mostra a me.. e le Sue vibrazioni sono così in sintonia con le mie che tra poco piango, urlo di piacere per l'amplesso che mi squarcia le ossa.
Intuisco allora che se tutto questo fosse vero, Dio -se si può chiamare così- potrebbe anche esistere: sotto le spoglie di una sympatheia cosmica, di partecipazione universale di tutti gli esseri che sono mossi da loro stessi. Dio sarebbe il cielo e la luna, me, l'erba, la formica. Sarebbe la mia mano destra e i raggi del sole. Sarebbe noi tutti, non un entità estranea. Sarebbe la sintesi perfetta, la coincidenza assoluta di casualità e necessità: concetto così perfetto da rendersi visibile di rado in natura: idea così pura da non starmi quasi in testa, nella mia testa di umano razionale figlio della cinica e ingorda società occidentale.
Forse una volta l'uomo sapeva intuire il Dolce Incastro; oggi ci si deve quasi sforzare. Forse in qualche altra parte del mondo degli individui riescono ancora a percepirlo di continuo, nitido e disarmante, quando la mattina si alzano: e aperti gli occhi si emozionano guardando il cielo nero che si tinge di rosa e di azzurro.
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Farfalle II
Voglio ostinarmi a credere
in un Dolce Incastro
che forse nemmeno capisco
in delle forze
che sussurrano negli arti
e ci sollevano da terra
che ci legano con fili di spago
che non si possono vedere,
che con savie matite colorate
ci disegnano
E forse
non mi ero accorto
che la casualità è necessità
che l’uomo è donna
che il bianco è nero in fondo..
Che per ognuna delle farfalle
che ti circondano
esiste un UnicoSincronicoMeraviglioso
battito d’ali.
Voglio ostinarmi a credere
in un Dolce Incastro
che forse nemmeno capisco
in delle forze
che sussurrano negli arti
e ci sollevano da terra
che ci legano con fili di spago
che non si possono vedere,
che con savie matite colorate
ci disegnano
E forse
non mi ero accorto
che la casualità è necessità
che l’uomo è donna
che il bianco è nero in fondo..
Che per ognuna delle farfalle
che ti circondano
esiste un UnicoSincronicoMeraviglioso
battito d’ali.
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